Sul dato in calo pesa il crollo dei raccolti nelle regioni del Sud
Non c’è pace nemmeno sotto gli ulivi nel 2020. Nell’anno che sancisce il record storico dei consumi d’olio d’oliva nel mondo, praticamente raddoppiati in tre decenni (cambiando la dieta dei cittadini in molti Paesi) e che registra un consumo quotidiano in ben 9 famiglie italiane su 10, prende il via lungo la penisola la raccolta delle olive, ma le stime produttive preannunciano un calo del 22%. Sugli scaffali mancherà dunque una bottiglia su cinque di “oro verde” Made in Italy. La metà di tutto l’olio consumato nel mondo si usa nei Paesi dell’Unione Europea con la vetta della classifica conquistata dall’Italia con una media negli ultimi 5 anni di 504 milioni di chili, seguita dalla Spagna con 483 milioni di chili.
A fare il punto sull’avvio delle raccolta, anticipata per via del clima nelle regioni più produttive del Sud (Calabria, Puglia e Sicilia), sono Coldiretti, Unaprol e Ismea in occasione della prima spremitura in frantoio a Chiaramonte Gulfi (Ragusa). Si stima una produzione nazionale di circa 287 milioni di chili d’olio novello rispetto ai 366 milioni di chili della campagna precedente. A pesare è il crollo dei raccolti nelle regioni del Sud, a partire dalla Puglia, dove si concentra circa la metà dell’intera produzione nazionale, mentre nel Centro Nord i numeri sono un po’ ovunque in netto aumento. L’avvio della raccolta rappresenta un momento importante dal punto economico ed occupazionale per una filiera che conta oltre 400 mila aziende agricole specializzate in Italia ma anche il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa (43 Dop e 4 Igp), con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo.
Il calo produttivo colpisce inoltre un settore che lamenta da una parte il crollo del 44% dei prezzi pagati ai produttori, scesi a valori minimi che non si registravano dal 2014, dall’altra il crollo delle vendite per la chiusura del canale della ristorazione. Tuttavia, il comparto dell’olio d’oliva ha evidenziato una buona capacità di «tenuta alla crisi sanitaria», sottolinea Raffaele Borriello, direttore generale dell’Ismea: «Alla maggior domanda da parte della Gdo si è aggiunto – sottolinea – un export piuttosto dinamico. Nei primi sei mesi del 2020, la maggior domanda estera di olio imbottigliato è arrivata soprattutto dagli Usa (+28%) e dalla Francia (+42%) e, caso raro per il settore, abbiamo avuto una bilancia commerciale in attivo. Le previsioni per la campagna appena avviata sono di una flessione produttiva accompagnata però da un buon livello qualitativo del prodotto». «Un intervento importante sarebbe l’estensione del pegno rotativo dai soli prodotti Dop e Igp a tutto l’olio extravergine d’oliva 100% italiano» chiede il presidente di Unaprol David Granieri. Intanto è stato firmato il decreto, annuncia il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe L’Abbate, che stanzia 8 milioni di euro per i frantoiani pugliese che hanno subito danni per le gelate del 2018.
Fonte: lasicilia.it